La soffice nebbia che s’infiltra fra i canneti e sale dalle immobili acque, in un silenzio ovattato interrotto dal grido delle garzette e dal volo degli aironi, crea un’atmosfera fatata che avvolge il Parco del Delta del Po.

Percorrendo le numerose vie d’acqua che s’intersecano fra lagune e isolotti, si può assaporare e scoprire da dentro un territorio caratterizzato da ambienti diversi. Barene, Bonelli e Golene formano gli isolotti sabbiosi che emergono dalle lagune, costellati da Cavane, tipici casotti in legno per il ricovero delle barche.

Il grande fiume muore nell’Adriatico dopo essersi lasciato alle spalle braccia d’acqua, canali, valli dolci o salmastre, gorghi, boschi, chiuse. In questi luoghi evanescenti dove le acque scorrono senza soluzione di continuità la terra è in continua evoluzione, si tratta di un territorio complesso difficile da vivere ma di intatta bellezza. Dorsali di lingue di terra emersa come schiene di dinosauri fra ciuffi d’erba e canneti, si appostano immobili su specchi d’acqua lacustri e paludose tra fitte boscaglie. Un territorio che è stato modificato nel tempo: là dove c’era l’acqua bisognava controllarla per evitare l’inondazione dei campi e delle case; una lotta impari contro una drammatica tracimazione della rete intricata di fiumi e canali che la natura scatenava fin troppo di frequente. Con pazienza, costanza e impegno sono state realizzate una serie di opere di bonifica fino a ottenere la convivenza in equilibrio con una natura egemone.

La cuspide del delta è la parte più settentrionale del Parco; una terra in continua evoluzione che lotta ogni giorno con le correnti marine, una terra difficile da scoprire a fondo ma di intatta bellezza. Un territorio fortemente a rischio ambientale, dove la subsidenza causata dall’estrazione del gas metano lo sottopone ad una costante invasione di acque aggravata dal riscaldamento atmosferico dovuto alle emissioni di gas ad effetto serra. Un problema ecologico divenuto oramai insostenibile, di cui se ne continua a discutere nella completa indifferenza dei grandi produttori di smog.  E’ stato stimato che in un prossimo futuro il mare salirà proprio nelle terre de Delta di almeno un metro, causando la totale scomparsa della laguna. Per questo è importante sostenere un tipo di turismo ecologico, slow e naturalistico bandendo i motori inquinanti e riscoprendo il fascino di una natura incontaminata.

Il cicloturismo assume un ruolo determinante per la salvaguardia di un ecosistema così delicato e fortemente a rischio come il Delta del Po, imponendosi come forma più completa di visitazione delle peculiarità naturali, ambientali e paesaggistiche del territorio. Conoscere le aree protette del parco in bicicletta permette di entrare in armonia con l’ambiente, usufruendo di percorsi sicuri, inediti e segnalati che il Parco del Delta del Po mette a disposizione dei turisti. Fra le ciclovie più affascinanti è da considerare l’”Anello della Donzella”, un circuito di 60 chilometri che segue inizialmente l’argine del Po di Venezia, poi lambisce la Sacca di Scordovari e infine attraversa le distese agrarie dell’isola della Donzella, dove si produce il rinomato Riso del Delta. Percorrendo gli alti argini s’incontrano varie località come Cà Tiepolo, che prende il nome dall’antica famiglia veneziana che si stabilì qui nel settecento. Un ottimo punto di appoggio è l’Hotel Italia, fornito di un bel ristorante, da dove partire per le escursioni ciclistiche.

Tolle è dove il Po di Venezia si diparte in due rami. Antico borgo di pescatori, si sviluppò dopo la bonifica del ’53 dove furono assegnati parecchi poderi ai braccianti locali.  Sulla strada che costeggia la Sacca degli Scardovari, una vasta distesa di acqua salmastra, s’incontrano palafitte di legno dove i pescatori svolgono il loro lavoro basato principalmente sull’allevamento di mitili, prodotto d’eccellenza del Polesine. Un caratteristico ristorantino collocato su una palafitta con cucina casalinga a base di prodotti freschissimi è il Bilancione, lungo l’argine destro del Po di Gnocca.

Nell’Oasi di Ca’ Mello dove sussistono zone umide con zone asciutte, la vegetazione vanta salici bianchi, giunchi palustri, sambuchi, prugnoli, iris e ranuncoli. La sua bellezza è onirica, assoluta, mitologica: qui ogni leggenda potrebbe prendere forma e divenire realtà. Sulla via del ritorno si attraversa a Santa Giulia il Po di Donzella, grazie ad uno dei caratteristici ponti di barche. A Ca’ Vendramin un valido esempio di archeologia industriale è rappresentato dal Museo della Bonifica, che ospitò dal 1903 al 1969 il principale complesso idrovoro per la bonifica meccanica dell’isola di Ariano. La caratteristica tecnologica più innovativa era la capacità di azionare le idrovore producendo energia a vapore attraverso grandi caldaie a carbone. Attualmente lo stabile che ha valorizzato e recuperato le pregevoli caratteristiche architettoniche e meccaniche, ospita oltre al museo un centro culturale per gli studi e ricerche nelle discipline tecnico scientifiche relative alla bonifica.

Informazioni turistiche:

www.parcodeltapo.org

www.albergoitalia.ro.it

www.fondazionecavendramin.it

Foto Stefania Mezzetti

Fonte Viaggiatori.com

Di Stefania Mezzetti

Sono una giornalista viaggiatrice curiosa e instancabile, ho realizzato reportage e servizi da tutto il mondo a bordo dei treni più famosi e panoramici, su territori a volta inaccessibili ma sempre a caccia di emozioni. Il mio desiderio è portarvi con me viaggiando lungo le rotaie del mondo, per scoprire e conoscere mete affascinanti a volte inaspettate. Collaboro con vari magazine on line specializzati in viaggi e turismo, di grande diffusione mediatica.

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